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TERMINATOR 3 - LA MACCHINE RIBELLI
(TERMINATOR 3: RISE OF THE MACHINES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 25 settembre 2003
 
di Jonathan Mostow, con Arnold Schwarzenegger, Nick Stahl, Claire Danes, Kristanna Loken (Stati Uniti, 2003)
 
La macchina e la carne, il cyborg e l'uomo, l'essere dell'avvenire che ritorna sulla terra per impedire che il futuro si compia (ma di un futuro - tema che è alla base di gran parte della fantascienza- che deve pur compiersi). A distanza di vent'anni dal primo dei tre Terminator non è che a proposito del dilemma si siano fatti dei grandi progressi. "Il futuro non è ancora stato scritto", proclama infatti il solito John Connor: ancora brutalizzato com'è dal terribile androide spedito sulla terra per "terminare" colui che, una volta compiutosi il giorno del giudizio universale, sarà destinato a guidare l'umanità nella lotta contro il dominio delle macchine.

Dopo i due episodi girati da un regista abituato come James Cameron a volare sopra le righe del cinema meramente d'azione, è ora la volta di Jonathan Mostow, abile tuttofare che nella claustrofobia sottomarina di BREAKDOWN e U-571 si ingegnava utilmente a sfilare bulloni e strizzature tubature. E la differenza si nota. Qualche innovazione c'è ancora in questo TERMINATOR 3. Qualche macchina dalla gestualità umana, e qualche umano ormai assorbito del tutto dalla logica meccanizzata. L'eroe salvatore, che è una sorta di James Dean assai piû sul moscio, afflitto da innumerevoli turbe, contestatario e per nullo entusiasta del ruolo che dovrebbe assumere. Il femminismo, che si è ormai trasformato in una lotta aperta fra sessi e che non risparmia nessun colpo basso (è il caso di dirlo): tutto incentrato sulla spaventosa sterminatrice dal fisico di clamorosa topmodel (Kristianna Loken). E l'anima di tutto il sequel, uno Schwarzenegger nelle vesti ancora d'epoca di un angelo custode meccanizzato sempre più scassato quanto in palese difficoltà con una avversaria dal modello nettamente più aggiornato.

I film di un poeta come Cameron costavano assai meno degli assurdi duecento e passa milioni di questo TERMINATOR 3: in quelli c'era l'invenzione continua dovuta all'attrazione di un mistero, all'alito di un'inquietudine nei confronti di una dimensione umana sempre più alienante. Qui è rimasto quel lato simpatico che consiste nel rifiuto degli effetti digitali più astratti; nella volontà di restare fra gli inseguimenti ed i cazzotti del buon tempo antico. Ma il guaio è che ormai li conosciamo a memoria.


   Il film in Internet (Google)

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